Dal 30 giugno, fino al 1 settembre 2019, Peschiera del Garda (Vr) celebrerà il rock degli anni sessanta nella mostra “Woodstock: 50 years later”, nella sede della Palazzina Storica di parco Catullo. A cinquant’anni da quel famoso 15 agosto 1969 il mito di Woodstock sarà raccontato attraverso cinema, musica e arte per rivivere un periodo rivoluzionario che cambiò la vita di un’intera generazione di giovani.
Organizzata dal Comune di Peschiera del Garda – Assessorato alla Cultura, e dall’agenzia MV Eventi su progetto di Matteo Vanzan l’esposizione sarà un percorso emozionale e multimediale che vuole far immergere il visitatore nelle atmosfere degli anni sessanta per comprendere le motivazioni storiche e sociali che portarono 500.000 ragazzi a vivere i tre giorni di peace&music sotto l’inno di Richard P. Havens: FREEDOM!
“Woodstock” afferma Matteo Vanzan “è una mostra poliedrica che ha l’obiettivo di far comprendere le ragioni della nascita di un mito attraverso una parte propedeutica fatta di film, fotografie, lettori mp3, testi, multimedialità. Fondamentale è la comprensione che a rendere mito il festival è stato quel micro-mondo creatosi al suo interno i cui protagonisti sono stati i giovani reduci da tutte le manifestazioni degli anni sessanta che cambiarono profondamente la società, la cultura e lo stesso stile di vita delle generazioni a venire”.
Fin da subito, infatti, Woodstock é stato un affare di soldi. Gli organizzatori dal capitale illimitato Michael Lang, John P. Roberts, Joel Rosenman e Artie Kornfeld scrissero a chiare lettere sul New York Times di essere in cerca di “interessanti opportunità di investimento e business”.
Scelsero quindi i maggiori artisti della loro epoca (invitando anche Beatles, Rolling Stones, Bob Dylan, The Doors e Led Zeppelin, che rifiutarono) per presentare un cartellone in grado di attirare la folla dei grandi raduni internazionali: Jimi Hendrix, Janis Joplin, Joe Cocker, The Who, Creedence Clearwater Revival, Carlos Santana e molti altri ancora.
Woodstock altro non era che un’iniziativa commerciale: la “Woodstock Ventures”. È quindi impossibile capire le ragioni della nascita del mito Woodstock senza rivivere le rivoluzioni che sconvolsero la società degli anni sessanta. A essere messo in crisi fu, in primo luogo, il modello della famiglia borghese diffusosi negli anni cinquanta. Il sistema di valori dei padri venne rifiutato dai figli e il conflitto tra le generazioni esplose. La rivolta giovanile promosse un nuovo stile di vita attraverso non solo l’attivismo politico, ma anche mediante un cambiamento radicale nell’abbigliamento, nei comportamenti sessuali, nel modo di concepire la libertà personale e l’uguaglianza tra le persone. I giovani furono i protagonisti di una trasformazione generazionale che inneggiò all’amore libero, alla pace e alla fratellanza attraverso le note di Bob Dylan, i film con Marlon Brando e la letteratura beat degli anni cinquanta con opere simbolo come “Howl” di Allen Ginsberg e “On the road” di Jack Kerouac. Registi, cantanti, scrittori e pittori ispirarono, e raccontarono, il clima di un’epoca che ebbe come fuoco d’artificio finale la tre giorni di peace&music. A creare il mito furono proprio quei ragazzi stesi sull’erba e nel fango, cullati dalle schitarrate di band che fecero grande la storia del rock. Ci si dimenticò della guerra, delle contestazioni e delle rivolte studentesche chiudendo la porta per immergersi finalmente nell’utopia di una società senza più catene.