La mostra.
Andy Warhol, nato il 6 agosto 1928 a Pittsburgh da immigrati cecoslovacchi, ha fatto della provocazione e dell’ironia il suo modus operandi, creando una vera e propria filosofia, fatta di aforismi e cortometraggi, “pronta all’uso”. Una genialità, quella dell’artista americano, costruita attorno al concetto di Artista, associandolo ad una macchina di riproduzione seriale, costantemente legata alla ripetizione ossessiva di un’azione, forse fine a sè stessa (“la ripetizione”, affermava, “aumenta la reputazione”).
La pop art è un modo di amare le cose è il titolo della mostra, organizzata dall’Assessorato alla Cultura della Città di Asiago e allestita da MV Eventi di Lonigo, presso il Museo “Le Carceri” di Asiago dal 6 luglio al 15 settembre 2013, interamente dedicata al genio della Pop Art americana che, attraverso la serigrafia, è riuscito a sdoganare il concetto di Arte, fino a quel momento riservato ad un’élite, rendendolo accessibile alla grande massa dei consumatori, accomunando il benestante e la classe operaia e diventando un vero e proprio simbolo di eguaglianza politica (quel che c’è di veramente grande in questo Paese, è che l’America ha dato via al costume per cui il consumatore più ricco compra essenzialmente le stesse cose del più povero).
“Continuiamo a presentare l’offerta culturale di Asiago presentando una grande mostra nel periodo estivo – afferma il Sindaco di Asiago Andrea Gios – valorizzando gli spazi espositivi del Museo Le Carceri attraverso l’allestimento di mostre dei grandi nomi dell’Arte mondiale. Un obiettivo che sentiamo particolarmente nostro, volto a valorizzare il territorio di Asiago ed il turismo ad esso correlato”.
“Warhol fu un grande innovatore del proprio tempo”, afferma l’Assessore alla Cultura Roberto Rigoni Stern, “capace, più di ogni altro, a farsi interprete di una società in continua evoluzione, diventando il portavoce del boom economico degli anni 50, contestualizzando la ricerca artistica al mondo dei consumi, alle star di Hollywood e ai grandi marchi. Un artista che siamo onorati di celebrare nel nostro museo delle ex carceri con una grande mostra, in anticipo del cinquantesimo anniversario della Pop Art internazionale”.
Il Museo “La Carceri” ospiterà oltre 40 opere, tra cui alcune provenienti dalla Tate Gallery di Londra, dalla collezione Leo Castelli di New York, dall’Institute of Contemporary Art di Boston – Massachussets e dalla collezione Rosini-Gutman, tra le più prestigiose al mondo, con l’obiettivo di rendere partecipe il visitatore di uno stile inconfondibile, fatto di impianti serigrafici e immagini ricalcate su carta assortente, che pongono l’artista allo stesso livello di una macchina industriale, l’opera d’arte come prodotto seriale destinato al libero mercato, distanziandosi sempre di più dalla creazione pittorica e affidandosi alle fotografie, fornite dalle agenzie di stampa, come punto di partenza per la creazione.
La sua maturazione artistica avviene negli anni del grande boom economico degli anni ’50, gli anni in cui è nata la società dei consumi, celebrando il prodotto con entusiasmo verso una nuova prosperità statunitense – ‘se Warhol non è il Sogno Americano, vuol dire che non c’è nessun sogno americano’ diceva Edward W. Hayes.
“La mostra non sarà solamente l’occasione di ammirare le opere di Andy Warhol” afferma Matteo Vanzan di MV Eventi, curatore della mostra “ma offrirà ai visitatori un viaggio all’interno della Factory e delle strette collaborazioni che l’artista ha intrecciato con registi e musicisti quali Velvet Underground e Rolling Stones, entrando attivamente nella vita di uno dei personaggi più discussi e prolifici dell’arte del Novecento”.
“C’erano almeno tre Andy Warhol: quello meno conosciuto, Andrew Warhola che conversava con sua madre in una sorta di gergo ceco-inglese e che andava in chiesa con lei. Il secondo era l’Andy portavoce internazionale della risposta pop a un mondo dominato da nuove tecnologie. Il terzo aspetto era quello dell’artista Andy Warhol: un pittore capace di mantenere in equilibrio una molteplicità di significati contraddittori” (Henry Geldzahler). Un mondo fatto di simboli e icone dove il marchio Coca-Cola, le lattine Campbell, Marilyn Monroe, Liz Taylor, ecc. sono legittimate nella condizione artistica non raccontando la loro provenienza o la loro storia, ma solo la loro iconizzazione e la loro ascesa nell’immaginario collettivo. Warhol ha sostenuto e sperimentato svariate forme di comunicazione, dal cinema alla musica, producendo lungometraggi e film come Sleep e Vinyl (una strana interpretazione di “Arancia meccanica”) e sostenendo gruppi musicali come i Velvet Underground con Lou Reed, per i quali ha disegnato la celebre copertina dell’album d’esordio The Velvet Underground & Nico.
“Gli artisti pop hanno creato immagini che chiunque era in grado di riconoscere all’istante, fumetti, tavoli da picnic, celebrità, bottigliette di Coca-Cola, tutte le grandi cose moderne che gli espressionisti astratti avevano cercato di non notare affatto” (Andy Warhol).