La mostra.
L’esposizione, curata da Matteo Vanzan, sarà un viaggio nella storia dell’Arte del Novecento attraverso le opere di De Chirico, Guttuso, Guccione, Guidi, Tancredi, Vedova, Dorazio, Pomodoro, Schifano, Rotella, Baj, Pistoletto e molti altri.
Una sintesi di oltre 40 opere che, partendo dal concetto di Metafisica, passa attraverso l’Informale e l’Astrattismo, arrivando fino all’Arte Povera, per capire come il pensiero dell’uomo si sia sempre fatto portavoce di una necessità intrinseca dell’artista: quella di comunicare lo stato d’essere di un inconscio sempre in movimento.
“L’esposizione” spiega il curatore Matteo Vanzan “si pone l’obiettivo di rendere omaggio ad alcuni dei principali artisti che hanno saputo animare la scena artistica mondiale, non con la semplice produzione di opere d’Arte, ma nell’accezione più profonda del termine, liberandosi da costrizioni che spesso hanno teso alla totale omologazione, purificandosi dagli aspetti negativi che la società ed il mercato imponevano, arrivando alla più libera comunicazione interiore ed entrando a buon diritto, e proprio per questo motivo, nella storia dell’Arte”.
Uno dei meriti di de Chirico, da un punto di vista storico artistico, è proprio l’essere riuscito a rendere efficacemente visibile il dualismo tra il mondo reale e quello metafisico, che va oltre ogni sapere acquisito, ogni univoca comprensibilità. Nelle sue ultime fondamenta, il reale appare all’uomo in un eterno mistero, che solo il pittore può congelare in un istante eterno che fa apparire l’arte stessa di fronte ad un ritorno all’ordine necessario, come egli stesso affermava: “prima di essere cézanniani, picassiani, soutiniani, o matissiani e prima di avere l’emozione, l’angoscia, la sincerità, la sensibilità, la spontaneità, la spiritualità (i nostri geni modernisti) farebbero meglio ad imparare a fare una bella e buona punta al loro lapis”.
Un cammino, dopo de Chirico, che non si è mai fermato nonostante la ferma posizione e denuncia del pictor optimus portando alle grandi rivoluzioni dell’arte astratta e, soprattutto, informale che spazzò via tutte le ricerche precedenti liberando completamente l’inconscio in antitesi con le ricerche figurative del Realismo e del Neo Realismo.
“Dopo il gesto liberatorio di Pollock, che influenzò centinaia di artisti in tutto il mondo” continua Matteo Vanzan “l’arte sembrava essere ad un punto morto: tutto era stato indagato, rappresentato, messo in discussione. Nonostante de Chirico, nessuno sembrava in grado di voltare definitivamente pagina e ripartire da zero, con nuovi spunti di riflessione, nuovi interrogativi fino al gesto del Monocromo di Mario Schifano negli anni sessanta; una tabula rasa concettuale che permise all’arte di tornare a nuova vita e di aprire le ricerche della seconda metà del novecento”