La mostra.
Cos’hanno in comune Andy Warhol, l’Harley Davidson, Capitan America e Marilyn Monroe?
È l’interrogativo che si pone la mostra “MYTH”, che aprirà il prossimo 28 maggio 2017 a Villa Pisani di Monselice (Pd).
Organizzata dall’Assessorato alla Cultura e curata da Matteo Vanzan e Alessia Prearo, in collaborazione con l’agenzia di eventi di Vicenza MV Eventi con la sponsorizzazione di TMB di Monselice, l’esposizione vuole indagare le ragioni della nascita di un impero economico e consumistico che, dagli anni ‘50, ha invaso le coscienze collettive rivolgendo l’attenzione globale ad una poetica fondata sulla celebrità e sulla comunicazione, sull’eroe contemporaneo e di un american way of life che ha contagiato tutte le sfere sociali. Attraverso le opere d’arte di Andy Warhol, l’esposizione di filmati, fotografie dell’epoca e documentazione storica, i miti americani vengono descritti nel loro “scopo” sociale, quello di renderci e farci sentire protetti, liberi e, soprattutto, artefici del nostro destino come lo stesso motto del mito a due ruote recita nel film Easy Rider, attraverso le note degli Steppenwolf: born to be wild.
“Un’esposizione fatta di opere d’arte, racconti, filmati e quant’altro” afferma il curatore Matteo Vanzan “per capire le motivazioni per cui l’idea stessa dell’America era un’idea rivoluzionaria: perché dietro l’immagine della Statua della Libertà possiamo riconoscere un’immaginaria possibilità di salvezza. Una mostra che suona più come un’indagine sociale nella nuova veste della MV Eventi, finalizzata a far interagire il pubblico più su un concetto che sull’esposizione di opere d’arte permettendo un’analisi approfondita sulle dinamiche e le motivazioni che hanno portato all’affermazione della società dei consumi che stiamo tutt’ora vivendo. Gli studi storici, politici e sociologici che sono apparsi in questi ultimi anni concordano nel giudicare il XX secolo come il “secolo americano”, un secolo largamente influenzato, se non proprio dominato, dalla presenza e di un modello di vita che promuoveva la libertà e la possibilità di tornare a sognare un futuro migliore dopo l’incubo della guerra”.
Indiscutibile che il mito dell’America fosse prepotentemente presente, minacciosamente democratico, potenzialmente destabilizzante gli assetti di una società profondamente diseguale. Se le classi povere recepivano un’immagine dell’American way of life come strumento di liberazione da una vita di sofferenza e di privazioni, le classi colte conservavano un atteggiamento di sufficienza e di disprezzo verso una cultura ed un modello di vita considerati rozzi e spesso disumani. Un atteggiamento che connoterà intellettuali e classi abbienti per molto tempo. Il modello americano, dunque, si dimostrerà un modello popolare, democratico per vaste masse di italiani poveri.
MYTH racconta dunque la storia intensa di un mondo fatto di comunicazione e genialità, business e consumismo celebrando icone storiche che sono entrate di prepotenza nel nostro immaginario collettivo, amando le loro ricerche artistiche, le dinamiche del loro successo dalla Factory di un Andy Warhol che rappresentava il fulcro dell’arte mondiale, passando per l’American Freedom Machine di Milwaukee inneggiando al massimo ideale di libertà fino ad un Presidente che mostrava la stessa giovinezza dell’America e del mondo intero.