La mostra.
1964: il mondo è Pop. è l’affermazione che nasce dalla mitica XXXII Biennale Internazionale d’Arte di Venezia; “nella storia della nostra cultura questo è un momento cruciale” scrive Alan Solomon, curatore del Padiglione americano. Popular Art, dove il termine popular è usato per intendere “massa”, prodotto seriale: arte che vuole interpretare l’immaginario collettivo del consumatore universale. Mai più nel mondo dell’arte termini come “espressionismo”, “informale” e “astratto” che discutano del nostro essere interiore, ma solo le immagini della televisione, del cinema, dei prodotti di largo consumo imposti dalle multinazionali che regolano a loro vantaggio il sistema economico che sorregge la contemporaneità. La Biennale del ’64 la vince Rauschenberg mentre il Padiglione Italia presentava tanti giovani sperimentatori, alcuni alla ricerca di una nuova figurazione pittorica, altri che uscivano dall’informale e dal clima post-fontaniano, altri ancora provenivano dall’ambito romano estremamente vitale e capace non solo di accogliere la novità del pop ma addirittura di sottoporla ad un primo esame critico: Rotella, Accardi, Baj, Festa, Fioroni, Maselli, Schifano, Angeli, Del Pezzo, Pozzati, ecc. Una Biennale libera, dove non ci sono scuole ma sperimentazioni, nuove immagini, nuovi obiettivi e germinazioni.
Questo il punto di partenza di “POP ART: Italia 1964 – 2014”, mostra che vuol rendere omaggio ai cinquant’anni della Pop Art attraverso le opere degli artisti di Piazza del Popolo per raccontare le ricerche di protagonisti indiscussi come Mario Schifano, Renato Mambor, Tano Festa, Concetto Pozzati, Mimmo Rotella, Franco Angeli, Giosetta Fioroni, fino ad arrivare alla Neo Pop con le opere di Marco Lodola e moltissimi altri. Una mostra vitale ed esplosiva, per analizzare alcune delle opere principali di coloro che seppero spingersi al limite della sperimentazione penetrando dentro di noi, nel nostro immaginario, nel nostro gusto e nel modo di osservare il mondo in quanto “una Coca è una Coca, e nessuna somma di denaro può procurarti una Coca migliore di quella che beve il barbone all’angolo della strada” (Andy Warhol).
Il boom economico, il consumismo e la comunicazione di massa avevano portato a non distinguere più la massa di consumatori da un pubblico d’élite fatto per l’arte, ma si impose il desiderio globale di incontrarsi nello stesso luogo, di discutere, di vedere, amare o rifiutare le stesse immagini. Una rivoluzione di intenti e di contaminazioni che vide in Piazza del Popolo, luogo amato da scrittori, giornalisti, attori, punto di incontro di una generazione di artisti i cui “comportamenti trasgressivi” come affermò Fabio Mauri “insieme con le trasformazioni radicali della società si verificarono nell’atmosfera straordinaria di Roma e, in particolare, di quella piazza” senza un’ ideologia di gruppo, obbedendo solo alle proprie ispirazioni. Un momento per la storia dell’arte italiana di fondamentale rilevanza, attraverso cui venne spazzata via l’ondata di arte informale che da anni imperversava l’Europa, portando novità e allegria, nuovi spunti di riflessione e facendo capire al pubblico e agli addetti ai lavori che nulla sarebbe più stato come prima.
“Grande successo di pubblico e di critica per la mostra su Andy Warhol che si è svolta nel 2013 al Museo Le Carceri di Asiago” afferma l’Assessore al Turismo e alla cultura Chiara Stefani “La Pop Art è un modo di amare le cose!, come affermava il titolo della mostra dello scorso anno e l’estate del 2014 ad Asiago sarà un viaggio emozionante attraverso l’espressione e la sperimentazione italiana, un omaggio agli artisti che iniziarono la loro ricerca in pieno boom economico, presentandosi al mondo nel 1964 alla mitica XXXII Biennale di Venezia. Un viaggio a 100 all’ora al Museo Le Carceri di Asiago, attraverso una nuova mostra resa viva ed entusiasmante da serate in musica a tema e incontri di conoscenza artistica. Immergiamoci nella Pop Art!” “L’esposizione ha l’obiettivo di farci riflettere sui cambiamenti di una società che ancora oggi è in evoluzione, entrando nelle opere di artisti che la interpretarono e che non sempre si riconoscevano nella galassia Pop” le parole il curatore della mostra Matteo Vanzan di MV Eventi “come dimostrò lo stesso Schifano rifiutando di entrare nella scuderia di Ileana Sonnabend per non essere omologato in una corrente artistica specifica. Un percorso lungo cinquant’anni in cui si potranno riconoscere le convergenze tra storia e contemporaneità, intrecci sempre più frequenti all’interno dei lavori esposti”. Un successo immediato, quello della Pop Art, decifrabile attraverso una doppia chiave di lettura: la prima basata sull’immediata riconoscibilità dei soggetti ritratti e sulla loro adozione da parte di un pubblico sempre più vasto; l’altra più articolata, che considera le immagini come innesco di riflessioni più profonde, dove il comportamento sociale rimanda a quello della fruizione dell’arte antica, o della recente vicenda dell’Impressionismo, affermando la centralità del linguaggio pop nel panorama artistico internazionale.
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