Organizzata dalla Città di Asolo – Assessorato alla Cultura, dal Museo Civico e dall’agenzia MV Eventi e resa possibile grazie al prezioso supporto degli sponsor Allianz Assicurazioni, Studio Bacchin e Associati, Tenuta Amadio, CNA Asolo, Cantina dal Bello, Cantina Bedin e da Montelvini, l’esposizione sarà un percorso di circa 60 opere provenienti da collezioni private di tutta Italia.
Le ricerche di Afro, Burri, Jenkins, Mathieu, Miotte, Morlotti, Mukai, Santomaso, Schneider, Shimamoto, Sumi, Tobey, Uemae, Vedova, Yoshihara e degli altri protagonisti della mostra, ci introdurranno nella ricerca di coloro che, partendo dalla riorganizzazione del dato percettivo, hanno saputo evidenziare la violenza espressiva e la struttura stessa della materia e del colore.
Già Giulio Carlo Argan, riferendosi all’Informale e all’opera di Alberto Burri, aveva definito questo momento cruciale per l’arte del Novecento spiegandoci che “non è la pittura a fingere la realtà ma la realtà a fingere la pittura” osservando come, sul finire degli anni Cinquanta, il mondo dell’arte era ancora diviso tra figurazione e astrattismo fin quando il critico francese Michel Tapié non coniò il termine “Informal” in quegli stessi anni.
La reazione alla pittura geometrica e a quella realistica, che sta alla base del significato del termine, sul piano della pittura coniugava effetti figurativi e psicologici assieme, con il risultato di manifestare apertamente la tensione socio-culturale accumulata dagli artisti in una reazione violenta dell’artista-intellettuale contro l’artista-tecnico.
“Un’esposizione la cui progettazione, preparazione e selezione delle opere è durata circa un anno” conclude Matteo Vanzan, ideatore della mostra, “nel quale abbiamo voluto mettere a confronto due mondi e due culture differenti che si affacciarono sul panorama artistico internazionale con una potenza gestuale unica nel suo genere. Dalla prima gocciolatura di Gorky fino alle più recenti evoluzioni del gruppo Gutai del ’54, passando per l’Espressionismo astratto e l’Informel europeo, gli artisti di questa generazione hanno saputo mostrarci una materia pittorica che volle emozionare, prima di convincere. Una gestualità portata ai limiti della pittura con raschiature, detriti, lacerazioni, performance e cromie fumanti su brani di tela dalle tonalità esasperate: con l’Informale la consapevolezza dell’artista si trasformò in un’angoscia esistenziale che proiettò l’uomo verso la consacrazione della libertà individuale.”